La sotto faceva freddo, tremendamente. Il colore delle mura del castello era più scuro, quasi nero; umide a contatto con i polpastrelli. Burton non aveva idea di come fosse il tempo la fuori, nella tenuta di Hogwarts, non gli importava, lui era lì sotto, sotto metri e metri di terra, nel regno dei fantasmi e dei fuggitivi della scuola, fra coloro che volevano starsene da soli, senza rompipalle che ti chiedono costantemente 'come mai ti trovi qui'. Era stata una giornata dura, estenuante a dir poco, e l'unica cosa che il serpeverde voleva fare era starsene per i fatti suoi, andando chissà dove, alla ricerca di chissà cosa. Era uno di quei momenti in cui vuoi chiuderti in te stesso, a tutti capita no!? In cui l'unico pensiero è 'Che diamine ci faccio io qui!?' Ebbene sì, voleva farsi quelle domande depresse, a tutti prima o poi, anche a lui, capitano questi istanti da pazzo suicida, o forse no!? I passi del ragazzo erano silenziosi, ma rimbombavano nonostante tutto nel vuoto dei sotterranei; qualche volta, cioè, praticamente un minuto sì uno no, dalle pareti umide che lo circondavano uscivano fantasmi, o solo teste, oppure semplicemente braccia. Era qualcosa di parecchio inquietante, ma nonostante ciò, lui non temeva nulla; erano morti, e l'unica cosa che potevano fargli era passare attraverso il suo corpo, cosa che aveva già provato e sì, non era affatto spiacevole, tranne per il fatto che ti sentivi le budella in disordine. I sotterranei erano immensi, pieni di vicoli, curve, e solo chi li conosceva veramente sapeva orientarsi e come tornare indietro senza farsi scoprire. Damon indossava solo il golfino e la camicia della divisa dei serpeverde, inclusi i pantaloni ovviamente; aveva lasciato il mantello nel dormitorio. Non sopportava quell'accessorio, era inutile, e l'unica cosa che si poteva ricavare dall'indossarlo era dover porvi attenzione a non strusciarlo e a non farlo sporcare. Erano circa le sei del pomeriggio, e i corridoi dei sotterranei erano illuminati da poche e fioche torce sparse qua e la, senza uno schema preciso. Alcune erano per terra, altre erano del tutto spente… I fantasmi, la sotto, potevano fare quello che volevano, e quella ne era la dimostrazione effettiva. Gli occhi del ragazzo erano di un verde splendente, e fortunatamente, al buio, riuscivano a distinguere perfettamente qualunque cosa. Improvvisamente, in quel silenzioso e deserto, per un certo verso, luogo, le poche torce si spensero, in un istante, improvvisamente. Il ragazzo prese con la mano destra la bacchetta, estraendola da sotto il golfino color grigio scuro; era del tutto tranquillo, sapeva che ai fantasmi piaceva fare scherzi a chi invadeva il loro territorio. Probabilmente per tutto il suo soggiorno nel sotterranei, avrebbe dovuto tener fronte ad eventi del genere. Con un gesto deciso, di polso, scattante e allo stesso tempo elegante, pronunciò -Lumos- facendo illuminare la punta della sua bacchetta nel modo più splendente possibile, per aumentare il suo campo visivo. Perfetto, sarebbe dovuta andare avanti così, con lui con in mano la bacchetta che come un idiota avanzava nel buio più completo.